Menabò Vino e Cucina
Menabò è una trattoria Resistente: alla fascinazione per un’estetica priva di contenuto, alla mercificazione del tempo libero, agli imperativi che vincolano il nostro lavoro entro spazi angusti e precostituiti.
Menabò è Paolo in cucina e Daniele in sala: una storia di fratelli, come tante altre. Menabò è un ristorante in cui l’anima operaia e contadina della nostra famiglia trova una veste originale e autonoma. Coltiviamo il dubbio, cerchiamo il bello nelle imperfezioni, celiamo il lavoro e la tecnica dei nostri piatti per restituire impressioni e sapori netti. L’odore di un prato appena falciato, il sapore delle patate cotte sotto la cenere, le dita macchiate dalle more in un bosco odoroso, l’atmosfera delle serate estive dopo la fatica, col vino sul tavolo e gli amici di sempre. Per questo selezioniamo le bottiglie in base alla serietà produttiva delle aziende, alle nostre curiosità e alle affinità con il nostro modo di intendere il lavoro, il tempo e i ritmi naturali.
Menabò è una trattoria popolare, rappresenta il nostro modo di accogliere gli altri, imparare da loro e raccontare chi siamo.
Paolo
La prospettiva storica e il lavoro manuale sono i cardini da cui parto per conoscere il mondo, affrontare la vita e cucinare. Non c’è cosa più soddisfacente di fondere nel lavoro concretezza manuale e desiderio di conoscenza, in un processo creativo che a partire dalla complessità ritorni alla radice, all’essenza.
La mia famiglia viene dall’Appennino e per questa ragione ho sempre avuto una grande fascinazione per i pastori. Ho imparato a fare ceramica, formaggio, conciare pelli per tamburi e portare le pecore in transumanza non solo per il piacere che mi davano queste attività, ma perché ricostruivano il legame con il mondo dei miei nonni. In montagna sono sempre a mio agio, dai Balcani all’Armenia, dai Pirenei alla Turchia, insomma, ovunque ci siano delle pecore e si percepisca viva la nostra comune origine medi-terranea, protostorica e seminomade. Ovunque il tempo abbia una dimensione verticale e lo spazio sia una trama fitta di relazioni da esplorare.
Daniele
Amo ed ho amato tante cose. Ma nessuna è stata per sempre. Trovo terribilmente noiosa la perfezione, pur ammirandola.
Nella vita ho vagabondato tra mille esperienze e ho trovato il primo amore nelle parole. L’attività di traduttore è stato un costante rompere e ripercorrere la tessitura del pensiero nella ricerca delle parole come cerniera tra la vita narrata e quella vissuta. La vita da oste è una bozza colma di refusi che spuntano malgrado lo sforzo di cancellarli; un mestiere che non ha una cassetta degli attrezzi perché imprevedibile come la vita.
Svolgo il mio lavoro di oste con generoso egoismo, nel vedere la felicità altrui, alimento la mia; in questo intreccio mi domando se sia un più un premio o un delizioso castigo.